SUMMER OPEN SEA KAYAK EXPEDITION...

... un altro lungo viaggio in Grecia...
prima le coste occidentali delle Isole Ioniche... quelle che più ci sono piaciute nei viaggi precedenti, e poi il periplo del Peloponneso.
Per noi è un viaggio aperto, sia per il tempo a disposizione che per altri kayaker che si vorranno unire a noi.
Partiremo ai primi di maggio e contiamo di finire entro settembre. Controllando la posizione che regolarmente pubblicheremo
sul blog e su Facebook, sarà possibile raggiungerci in ogni momento per far parte della squadra.
Tatiana e Mauro


Please use the translator on the left.
We're paddling most of the day and we don't have enough time to translate every single post...
We're confident you understand our position!

Le nostre pagine Facebook: Tatiana Cappucci - Mauro Ferro
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sabato 20 maggio 2017

Tappa di trasferimento

Venerdì 19 maggio 2017 - 13° giorno di viaggio
Ormos Odyssea - Kastrosikia, Grecia (22 km)
Vento N-NW 6-10 nodi (F3) - mare da calmo a poco mosso - 22°C
Di questo tratto di costa non abbiamo la mappa, ci affidiamo al gps.
Mauro mi sta insegnando tutti i segreti di questa macchinetta magica: salvare il punto, impostare le rotte, memorizzare le tracce e le altre diecimila cose che può fare uno scatolino impermeabile con uno schermo che per l'Uomo di Ferro è diventato troppo piccolo. Miracoli dell'elettronica.
Oggi sappiamo di dover penare un poco: la costa è bassa e lineare, poco interessante.
Forse per questo ci viene difficile lasciare la bellissima cala a mezza luna su cui abbiamo fatto campo: tergiversiamo fino all'ora di pranzo e riusciamo a partire molto più tardi del solito, quando sono ormai suonate quasi le due del pomeriggio. Ma non abbiamo fretta, come sempre.
Per un paio di chilometri la costa nasconde qualche altra caletta molto attraente, dove pensiamo subito di poter fare una sosta sulla strada del ritorno, quando dovremo risalire verso nord fino ad Igoumenitza: quella incassata sotto le scogliere ricoperte di pini marittimi, per esempio, sembra proprio una baia perfetta per il campeggio nautico e appuntiamo mentalmente il luogo per quando torneremo da queste parti.
Dopo qualche altro chilometro facciamo una sosta per il solito gelato e per altri quindici chilometri non c'è quasi nulla da vedere: solo lunghissime spiagge di sabbia, qualche taverna sul mare e file di ombrelloni greci, quelli possenti col cappello rotondo di ferro rivestito di paglia. Nient'altro.
Tanto che quando adocchiamo da lontano i ruderi di un castello su una delle collinette dell'interno, ci portiamo il più vicino possibile alla riva per scattare una foto, benchè non si capisca granchè nè noi sappiamo se si tratti di una fortezza greca, romana, veneziana, bizantina o turco-ottomana...
Altri due chilometri per scoprire un gruppetto di scogli dall'aspetto incoraggiante, tutti punte dorate e pinnacoli sovrapposti, che però perdono ogni attrattiva man mano che ci avviciniamo coi kayak: sono solo scogli di poco conto. Niente, lungo questo tratto di costa non c'è proprio niente.
L'unico vero motivo di interesse è il mare: nel tardo pomeriggio si alzano delle ondine frangenti che mordono le poppe dei kayak e che ci fanno planare senza sforzo fino a destinazione, giocando di tanto in tanto con la deriva per evitare gli scogli affioranti che compaiono sui bassi fondali.
Sbarchiamo alla solita ora in un porticciolo dalla lunga massicciata d'ingresso che però ospita soltanto una decina di piccoli caicchi: la zona centrale del porto è completamente insabbiata e una bella montagna di ciottoli e posidonia cresce in quello che doveva essere il centro della banchina, di cui però non resta più nessuna traccia. Restano soltanto le cinque grandi luci che illuminano lo stagno come fosse uno stadio olimpico. Non ci preoccupano: navighiamo in maglietta a maniche corte ma dormiamo ancora sotto il doppio telo della tenda, grazie al quale l'oscurità diventa quasi totale. Siamo indecisi se montare prima o dopo, ma lo stomaco ha la meglio: andiamo prima in taverna.
Ci basta fare quattro passi lungo la spiaggia per trovare quella che fa al caso nostro: due grandi palme disegnate sulla vetrata esterna danno il nome alla nostra taverna di questa sera, Palmos, e una sorridente ragazza con il pancione di otto mesi ci fa accomodare ai divanetti interni. Un lusso, cenare sprofondati tra i cuscini. Un lusso anche il menù, ancora scarno per l'inizio della stagione ma per noi più che sufficiente: souvlakia, gli spiedini di carne alla griglia di cui andiamo matti, patatine fritte con una salsa di formaggio quasi più buona del solito tzatziki e insalata greca, la nostra prima insalata greca di questo viaggio in kayak. E due tzipouro, così dormiamo come due piombi, senza neanche preoccuparci troppo di dove montare la nostra tendina oscurante.

Il porto insabbiato di Kastrosikia...
Giunti al termine delle lunghe bellissime spiagge sabbiose...

Sabato 20 maggio 2017 - 14° giorno di viaggio
Kastrosikia - Preveza, Grecia (22 km)
Vento W 4-8 nodi (F2-3) - mare da calmo a poco mosso - 22°C
Sarà anche un porto insabbiato, ma è molto frequentato.
Di buon mattino arrivano quasi tutti i proprietari dei caicchi ormeggiati lungo la massicciata e con manovre da manuale riescono ad uscire in mare aperto senza rimanere incagliati nella palude interna. Un paio di pescatori si mettono a pulire le reti sul barcone più grande e più esterno ed in pochi minuti alla puzza dello stagno si somma quella di una mezza dozzina di pesci morti, tra cui riconosciamo una grossa murena. Duro lavoro, quello dei pescatori. E pure quello dei kayaker di lungo corso, quando non trovano un campo degno di questo nome.
Lasciamo il porto insabbiato con la solita calma: anche oggi ci tocca una costa bassa e sabbiosa, senza niente di attraente. Si vede sul gps e si vede ancor meglio ad occhio nudo: i primi dieci chilometri, dopo un paesino disordinato cresciuto tra il mare e le colline retrostanti, sono una lunga sequenza di bellissime spiagge di sabbia fine, bellissime da terra, visto che la strada costiera corre all'ombra di un bosco lussureggiante che si intuisce esteso anche verso l'interno. Ci sono le solite poche taverne sul mare e i soliti filari di ombrelloni greci, qualche auto ferma sotto gli alberi e un paio di coppie distese a prendere il sole. Bellissime da terra, queste lunghe spiaggia sabbiose, molto meno dal mare.
Noi pagaiamo come automi verso quel primo promontorio lontano, basso ma con un faro a segnalare uno scoglio isolato: chissà che non ci sia anche qualcos'altro da vedere, ma all'arrivo scorgiamo soltanto un porticciolo, stavolta non insabbiato. Nient'altro, ma almeno le lunghe bellissime spiagge sabbiose sono finite.
I successivi dieci chilometri sono una lunga sequenza di secche rocciose sommerse da onde bianche e spumeggianti, tra le quali dobbiamo destreggiarci proprio mentre il mare cresce quel tanto da farci tornare l'interesse. Come sempre è il mare a richiamare la nostra attenzione: le poppe salgono e scendono e scodinzolano e qualche volta vengono sommerse dall'acqua e noi ci divertiamo a sfruttare ognuna di quelle spintarelle per dimenticare la costa anonima.
La foschia avvolge ogni cosa e le distanze sembrano infinite. Stamattina vedevamo il profilo netto ed ancora lontano di Lefkada, adesso non riusciamo a scorgere che alcune nuvolette che indoviniamo sovrastare le sue montagne, ma l'orizzonte è sparito dietro una cortina biancastra.
Quando finalmente raggiungiamo il promontorio di Preveza non ci pensiamo su due volte: entriamo in porto e corriamo in taverna.
Ne scoviamo una dietro la chiesa moderna del quartiere residenziale, Tolis, con le pareti ricoperte di frasi celebri in bei caratteri greci che prima o poi impareremo a decifrare e comprendere. La musica è piacevole ed il menù è perfetto per noi, souvlaki e patatine, tzatziki e insalata greca.
Due giorni simili in mare e due menù simili per cena, una consolazione giusta e dovuta, vista la monotonia della costa.
Una cosa pensiamo prima di ritirarci in tenda, anzi due. La prima è che constatiamo con vero piacere che qui il vento la sera va a dormire e non rimane a sventolare sulle nostre teste per giorni interi, come invece capitava col Meltemi alle Isole Cicladi l'estate scorsa. La seconda è che forse questo tratto di costa greca non merita una seconda visita: dopo il periplo del Peloponneso, potremmo decidere di fermarci a Patrasso oppure di visitare le Isole Ioniche minori, che numerose affollano il braccio di mare tra Cefalonia e la terra ferma e che non abbiamo avuto tempo e modo di esplorare, sin'ora. Vedremo, come tutti i nostri viaggi anche questo è aperto all'imprevisto e all'eventuale cambio di programma...
Intanto ci godiamo i due tsipouro che riscaldano la notte: per la prima volta vediamo le stelle!

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